Il presente della comunicazione d’impresa: il brand journalism

Web Writing
14/4/2017

Apriamo questo nostro nuovo blog (meglio tardi che mai, ma si sa, il ciabattino gira con le scarpe rotte, come si suol dire) con un argomento che ci sta molto a cuore: comunicazione d’impresa e brand journalism.

Quest’ultima definizione (letteralmente “giornalismo legato alla marca”) è stata coniata solo negli ultimi mesi, ma ben esprime quella che a nostro avviso è la strategia vincente nella comunicazione d’impresa: il marchio deve farsi editore di se stesso. Ed ecco perché il giornalismo, con le sue grandissime potenzialità. Forse anche per la nostra impostazione tipicamente giornalistica, l’abbiamo sempre sostenuto (ricordiamo ancora bene i tempi in cui agenzie miopi scrivevano, nei profili di comunicatori da inserire in organico, “no giornalisti”) e il tempo ci sta dando ragione (lasciateci gongolare un po’). Ma perché nella comunicazione d’impresa il brand journalism è vincente?

Comunicazione d’impresa: perché giocarsi le carte del brand journalism

Per rispondere alla domanda sul perché il brand journalism è la migliore risposta alle esigenze della comunicazione d’impresa, sarebbero necessarie lunghe digressioni che non faremo ora, ma che svilupperemo nel tempo e nel corso di prossimi articoli per chi fosse interessato.

Riassumendo e semplificando molto, potremmo dire che negli anni antecedenti questa rivoluzione digitale, la comunicazione d’impresa prevedeva ufficio stampa, pubblicità, materiali vari quali cataloghi e simili. L’avvento del web e poi dei social ha scardinato tutta questa impostazione e in particolare quella dell’ufficio stampa. Insomma, nel corso degli anni (neanche troppi) si è arrivati a chiedersi: perché tutto questo sforzo per ottenere un articolo su un giornale (che va sempre bene, per carità, anzi è molto importante) quando IO, azienda, posso raggiungere un pubblico ancora più vasto e meglio targettizzato, comunicando senza intermediari e con costi molto gestibili?

Un ragionamento che non fa una piega, sulla carta, ma che bella sua realizzazione purtroppo ha nascosto più di un baco: assoggettata a una visione troppo pubblicitaria del messaggio, la comunicazione d’impresa anche in questa nuova veste non ha smesso troppo spesso di essere troppo smaccatamente promozionale, non guadagnandosi così la fiducia del pubblico.

Ed ecco che nella comunicazione d’impresa irrompe questa nuova (?) visione: il brand journalism, il giornalismo applicato al marchio. Nuovi (?) comunicatori con competenze giornalistiche e nello stesso tempo inseriti nel contemporaneo mondo digitale, capaci di “vedere la notizia” per rispondere non tanto o non solo alle esigenze dell’azienda, ma anche e soprattutto a quelle del pubblico, integrando precise nozioni di comunicazione e indicizzazione, rendono davvero l’impresa capace di farsi editrice di se stessa.

Ma perché io, azienda, dovrei fare gli interessi del pubblico? Perché dare risposte a domande ed esigenze, porsi come un punto di riferimento si determinati argomenti (di quello che dicono loro mi fido), soddisfare curiosità o voglia di svago, far sì che la gente si leghi a me nel mondo digitale (interessi del pubblico) fa sì che la fiducia acquisita si trasformi in acquisto di beni o servizi della mia azienda nel momento in cui si attiva il bisogno (interessi dell’azienda).

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